La natura è sempre stata il centro e
la fonte della nostra esistenza: madre, nutrimento, cura, vita. I
fiori e le piante che crescono spontanei, otre ad essere il cibo e le
medicine dei nostri nonni, erano anche gli ingredienti indispensabili
per tanti riti antichi della Sardegna. Con l'arrivo del
Cristianesimo, molti rituali rivolti alla dea madre sono stati
proibiti e dimenticati, altri, ribattezzati con il nome di un santo,
hanno proseguito il loro cammino e anche ai giorni nostri, in
particolari periodi dell'anno, vengono utilizzati ancora.
L'acqua di San Giovanni, per esempio, si prepara la vigilia della
festa del santo, la notte del 23 Giugno. Pare che durante quella
notte, le erbe che si utilizzano per il rituale, ricevano grandi
poteri dalla luna, diventando magiche. Per la preparazione occorrono lavanda, elicriso, rosmarino, iperico, menta, salvia, timo, verbasco e artemisia, rosa, gelsomino, mirto, alloro, ma non è indispensabile che ci siano tutte e si possono aggiungere altre erbe o fiori. Dopo aver spezzettato i fiori e le foglie con le mani, si mette tutto dentro un catino pieno d'acqua che deve stare sotto la luce della luna per tutta la notte. La mattina del 24, l'acqua magica di San Giovanni è pronta e si deve toccare con le mani e bagnarsi il viso, esprimendo un desiderio. Il resto dell'acqua si utilizza poi come acqua profumata per lavarsi le mani e il viso. Non è detto che il desiderio si realizzi ma, sicuramente, un bellissimo profumo avvolgerà chi ha praticato il rito.
Francesca Murgia
(Articolo pubblicato pubblicato sulla Gazzetta del Medio Campidano http://www.lagazzetta.eu/ )