
Rita, che ora ha 86 anni, allora ne aveva appena 13, ma ricorda bene delle lunghe ore trascorse nella stanzetta sotto casa sua
«Appena le campane della chiesa cominciavano a suonare, mamma acchiappava i miei fratellini più piccoli e correvamo tutti a metterci al sicuro. Solo mio fratello, che allora aveva 10 anni, si rifiutava di venire con noi: lui voleva vedere cosa succedeva, così scappava fuori e tornava solo dopo che l'attacco era finito. Nel nostro rifugio ci stavano una ventina di persone, perciò insieme a noi, a condividere la paura e l'attesa, c'erano sempre anche le nostre vicine di casa. All'ingresso si accendeva "sa lantia" e chi aveva più paura andava a mettersi infondo alla stanza che era fatta a forma di elle. Mi ricordo che mia mamma e le altre donne ci dicevano "Pregate, pregate!” e per tutta la durata dell'allarme, imploravano:
“Santa Brabara e Santu Jacu
Bosu potaisi is craisi de lampu
Bosu potaisi is craisi di cieu,
no tocheisi fillu alleu, ne in domu ne in su sattu,
Santa Brabara e Santu Jacu." e, mentre loro terrorizzate pregavano tutti i santi, noi ragazzini, che non capivamo la gravità della situazione,"si da pigaiausu ai spassiu" e ridevamo. Quando l'attacco finiva e finalmente lasciavamo il rifugio, arrivavano le notizie di ciò che era successo: qualche volta c'erano vittime tra le persone che erano a lavoro in campagna e non si erano potute nascondere, oppure capitava che aerei abbattuti cadessero vicino a Serramanna.»
Anche Agnese, che all'epoca era piccolina, si ricorda i momenti trascorsi nel rifugio «Nei muri mettevamo tante immaginette sacre affinché ci proteggessero e tutti insieme recitavamo “Santa Maria fa che gli inglesi perdano la via”» Nonostante le lacrime, la paura ed il dolore, tra i ricordi di Agnese riaffiora anche qualcosa di bello « Mi ricordo che tre soldati che stavano nelle casermette vicino a Sant'Angelo, si erano affezionati alla mia famiglia e venivano spesso da noi: portavano dei pacchi di pasta e mia mamma gliela cuoceva. Erano giovanissimi e avevano paura, proprio come noi. Uno di loro, alla fine della guerra non è più andato via: ha trovato l'amore e si è sposato con una ragazza di Serramanna.»
Francesca Murgia
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