domenica 10 giugno 2012

LA VOLPE E LA STREGA



“… E come si inizia una storia?”, chiese la strega alla luna. “E poi, perché la chiedi proprio a me?”.

E la luna brillante e severa disse: “strega! Ti ho dato un dono, una magia, una fervente fantasia; ricambia il favore e donami un fiume di parole, che cullino le stelle e socchiudano i miei occhi, e che sia presto, perché la notte ci metterà un soffio a finire e vorrei dormire almeno un po'”.

La strega girava intorno al fuoco borbottando fra se. “Perché l’ha chiesta proprio a me? Ci son streghe d’ogni rango, nei paraggi, e fate ed elfi e lei la chiede a me! Un dono? Fantasia? Se così fosse, se io avessi quel dono, me ne starei qui, tutta sola, intorno a questo fuoco che borbotta quasi quanto me?”.

Sollevando gli occhi al cielo, continuò a pensare. “La mia vita l’ho passata a percorrere le strade del regno alla ricerca di qualcosa che non c’è. Quando son nata questo è il destino che mi son ritrovata, mi venne assegnato, non so neppure da chi, ma al destino non si sfugge, questo lo so bene, si. Ho camminato in lungo e in largo, non riesco a volare o forse il volo non fa per me, ma cosa credete ch’io abbia trovato? Un bel niente! Proprio un bel niente”.

La strega, affranta, rivolse il suo sguardo alla luna. “E questa luna, poi, che mi dice di avermi fatto un dono. E quando sarebbe stato? Io non ricordo… un dono… la fantasia. Ah, se lo avessi avuto questo dono quando ero bambina: tutti presi dai loro affanni non si son mai curati di me, a casa mia. ‘Pagnottella bella, che dove la metti sta, che non piange mai, chissà che cosa diventerà’… una strega son diventata! E il ritornello della nonna? ‘Chi non prega diventa strega!’ Allora è colpa della nonna? Mah, chissà…”.

Una divagazione di seguito all’altra e la notte passava, ma mica tanto lenta; la luna storceva la bocca e guardava la strega, ma non era la sola ad osservarla, in quella notte…

Dietro un cespuglio, due occhi furbi guardavano la scena: la coda importante, così ben lisciata che pareva splendere e pareva fatta di piume tanto era morbida.

“Zampe veloci, pronte a scappare, che ognuno ha il suo destino, la strega di cercare quello che non c’è e a te, che destino tocca a te? A te tocca cacciare per mangiare oppure essere cacciata per diventar trofeo… strana la vita eh?”, pensò la luna.

Accadeva spesso che quella bellissima volpe osservasse la strega quando giungeva nel bosco e, nel girotondo di pietre, dava vita ad un fuoco rosso e ardente, quasi allegro, e lì parlava alla luna.

Le raccontava dei suoi viaggi, della sua solitudine, di quel che cercava, quel qualcosa che non c’è.

All’animale sembrava che avessero qualcosa in comune, lui e la strega, e non riusciva a capacitarsene. Quando le si avvicinava, ma non tanto da farsi sentire, arrivava pure quell’eco lontana, un rumore mai udito in tutto il regno, simile all’acqua del fiume che scorre dopo la grande pioggia, ma di più, o di meno, non sapeva bene.

Era qualcosa che ricordava? No, non aveva ricordi la volpe. “Che strano”, pensava, “eppure vivo! Son qua! Chissà come li ho persi, e chissà mai se qualcuno tornerà!”.

Era forse qualcosa che aveva visto?

No, non gli pareva di sapere cosa potesse originare tale suono, che gli riempiva il cuore di frenesia.

E così accadeva che quando la luna era piena e la strega prendeva il sentiero del bosco incantato, l’animale la seguisse annusando la sua scia.

Teneva il muso in su, l’odore era così forte che riempiva l’aria, penetrava le narici e via, iniziava a salire l’eco lontana di quel misterioso suono, diventato ormai quasi come una musica.

L’animale però non sapeva che la strega si era accorta della sua presenza e che all’inizio nutriva anche un certo timore che la bestia potesse attaccarla.

Dopo qualche tempo quel timore si arrese alla sensazione che sentiva in cuore: non vi era ombra di pericolo nel bosco incantato, soltanto quel suono, così dolce, che stranamente sentiva crescere dentro quando compariva, dietro di lei, la volpe.

Il suono risaliva lento, ma diventava energico come lo scorrere del fiume dopo la grande pioggia, ma di più, o di meno; anche lei, come la volpe, non sapeva bene.

“E adesso anche la luna”, pensò la strega, “ci si mette anche la luna a chiedermi qualcosa che non so. Una storia…”.

Una storia…

Si guardò in giro, ma non c’era, come sempre, anima viva.

“Siamo solo io e la luna”, pensò “…e la volpe! Già…, c’è anche quella bellissima volpe che mi segue sempre. Chissà che non conosca qualche storia, forse potrei chiederle un favore…”.

Si girò all’improvviso verso il cespuglio e gridò: “Vieni fuori lo so che sei li!”.

E aggiunse: “Ho solo bisogno di un favore: una storia per la luna. Ne sai una?”.

La volpe era intimorita, ma non osò rifiutare. Non si rifiuta mai un favore ad una strega… lo sanno tutti!

Uscì tenendo il muso in alto, camminando fiera, altera, fino al girotondo di pietre dove sentì il calore del fuoco che lambiva il suo fulvo e splendente mantello. Mosse la lunga coda come a dire ‘eccomi qui’, poi si fermò e restò così, immobile, con il muso sempre rivolto verso l’alto, quasi a sfidare la strega che la guardava senza un respiro.

E d’improvviso la storia iniziò.

Nessuna parola fu detta.

Quell’eco lontana si fece assordante, la volpe tremò, la strega ebbe un fremito e accarezzò l’animale.

Un’onda, dalla terra, arrivò. Spense il fuoco e trascinò le pietre intorno.

La volpe e la strega scivolarono via, legate e abbracciate l’una all’altra nella corrente, lontano dal bosco, lontano dal regno, lontano da tutto.

Dopo un tempo che parve infinito la corrente si fermò e l’onda le posò delicatamente sulla sabbia, poco fuori da una verde pineta.

La strega e la volpe, stremate e sorprese, si guardarono intorno e davanti a loro apparve ...IL MARE.

Il rumore che avevano dentro era dunque quello: il mare! Come il fiume che scorre dopo la grande pioggia, ma di più, o di meno, ma ora lo sapevano bene.

Adesso ricordavano, adesso era il mare e la sua musica, il movimento lento, l’onda sulla sabbia. E la strega capì di aver trovato quel che cercava: qualcosa che c’è!

Si volse a cercare lo sguardo della volpe, ma i suoi occhi incontrarono quelli di un uomo.

“Tu sei …”, disse la strega, ma non riuscì a terminare la frase.

“Sono io…”, disse il mago.

E la luna dal cielo applaudì la fine di quella silenziosa storia.

**********

“Luna dimmi, che c’entra il mago? Dov’è finita la volpe?”, chiese la vocina di una stella li accanto.

“Sciocca stellina, non hai capito? La volpe era un mago che aveva perso la memoria per colpa di una luna birichina che voleva la sua storia…”.

Poi la luna, finalmente, si addormentò.

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