Viveva da sempre al confine
tra la costellazione di Orione e quella del Toro, ma nessuno mai l'aveva
notata. Era una stellina tanto piccola che neppure il telescopio più
potente era capace di scorgerla tra le luci sfavillanti delle stelle
tanto più grandi e vistose di lei. Dalla Terra nessuno le rivolgeva una
parola o una preghiera, non aveva un nome e non figurava in nessuna
costellazione. Le altre stelle non la degnavano di molta considerazione e
si scordavano spesso di lei: era così piccola e insignificante che era
quasi come se non esistesse. Era sola e triste. Tanto triste. Spesso,
sconsolata e afflitta, osservava da lontano le luci che illuminavano il
pianeta Terra e pensava "Persino i lampioni nelle strade e le lampadine
nelle case illuminano il cielo più di me" e piangeva per la sua
sfortuna. Un giorno, mentre tutta sola pensava alla sua inutile
esistenza, uno sciame di piccole meteore le passò accanto ed una di
esse, distratta dalla luce accecante della stella Sirio, non la vide e
la urtò violentemente. «Oh, scusami! Non ti avevo vista! Ti ho fatto
male?» La piccola Stella, con una delle sue punte dolorante per il colpo
ricevuto, cercando di trattenere le lacrime, rispose: «Non è nulla di
grave, mi passerà, non preoccuparti. Non è la prima volta che mi accade
di essere colpita da qualcuno che non mi vede...Non mi vede mai
nessuno...» ed una lacrima che proprio non riuscì a trattenere, le
scivolò lungo la guancia. Alcune altre meteore, che si erano fermate un
attimo a vedere cosa fosse successo, cercarono di consolarla «Non fare
così, non piangere...E' vero sei piccina ed è difficile vederti da
lontano in mezzo a tante stelle luminose, ma la tua luce tenue e
rilassante è davvero bella e sicuramente in tante te la invidiano! In un
posto un po' meno affollato, faresti un figurone!» «No, vi sbagliate:
un posto per me, sono certa, non esiste... Non servo a nulla...»Le
meteore si guardarono dispiaciute e quella che le era andata a sbattere
addosso, propose «Perché non vieni con noi? Siamo dirette sulla Terra,
dove termineremo il nostro lungo viaggio infiammandoci ed esplodendo in
una brillante scia luminosa. Magari, lungo il cammino, trovi un bel
posticino adatto a te...» La stellina le guardava dubbiosa «Non
saprei...ma d'altronde, se resto qui, la mia vita continuerà ad essere
solitaria e triste ed io sarò per sempre invisibile...» Le meteore
afferrarono le sue punte calde e luccicanti e senza neppure aspettare
che decidesse cosa fare, ripartirono per il loro viaggio, trascinandola
con loro.
Il piccolo sciame sfrecciò tra asteroidi e comete,
satelliti artificiali e buchi neri. Osservavano le meraviglie
dell'Universo con occhi stupiti e bocche spalancate. Superarono Plutone e
Nettuno, Urano e Saturno con i loro magici anelli. Oltrepassarono Giove
cercando di non scontrarsi con le sue lune e cambiarono un po' la loro
traiettoria per non cadere dritte su Marte. La piccola stella era
affascinata da tutto ciò che aveva visto lungo l'emozionante traversata
galattica e contenta di aver intrapreso l'avventura che aveva spezzato
la noia della sua vita solitaria, ma non aveva visto nemmeno un
posticino che potesse andare bene per le sue modeste esigenze. Avrebbe
voluto trovare un luogo tranquillo e poco affollato, magari con accanto
un'altra stellina dalla luce discreta che le tenesse compagnia. Insieme
avrebbero potuto scambiarsi impressioni sul tempo, sull'amore, sul
perché dell'esistenza, ma non vide nulla ed il pianeta Terra era ormai
vicinissimo. Il viaggio dello sciame stava per concludersi e ben presto
le sue amiche avrebbero preso fuoco, diventando bellissime stelle
cadenti. E lei cos'avrebbe mai fatto tutta sola? Si chiese in tutta
fretta se dovesse salutare le meteore e fermarsi ad aspettare una cometa
che le desse un passaggio per tornare al suo solito posto
nell'Universo, ma le venne un brivido al pensiero di quel luogo pieno di
luce e, per lei, tanto malinconico e solitario. Allora decise. Decise
di terminare il suo viaggio insieme alle sue amiche, così, per un attimo
prima di spegnersi per sempre, qualcuno avrebbe visto la sua scia
luminosa e l'avrebbe ammirata. Magari un astronomo con il suo telescopio
l'avrebbe notata e le avrebbe dato un nome. Finalmente, un nome. Così
la sua vita non sarebbe stata inutile, anonima e vana. Si tenne stretta
stretta alle sue compagne e, trattenendo il fiato, si preparò
all'impatto. Appena sfiorarono l'atmosfera terrestre, le meteore presero
fuoco illuminando il cielo di incantevoli scie luminose. Restavano
sospese in quel magico attimo di felicità, prima di spegnersi per
sem
Forse perché era troppo grande per
bruciare nell'atmosfera, o forse perché semplicemente il suo destino era
un altro, non prese fuoco, ma sorvolò il buio cielo notturno leggera
leggera e dolcemente andò a posarsi sulla punta di un abete innevato che
si innalzava accanto alla finestra illuminata di una piccola casa. «Ed
ora cosa farò? Come può una stella sopravvivere sulla Terra senza che
qualche malintenzionato le faccia del male? Dove mi nasconderò? Chi mi
aiuterà?» Già valutava l'idea di imbarcarsi clandestinamente su di uno
shuttle in partenza da quel posto che gli abitanti della Terra
chiamavano Cape Canaveral per poi accodarsi a qualche altro sciame di
meteore in viaggio e fermarsi nella prima costellazione che avesse
incontrato, quando la luce che usciva dalla casa si spense
improvvisamente e un pianto interruppe il corso dei suoi pensieri.
Stette ad ascoltare per un po', ma poi, vinta da una curiosità che non
riusciva a trattenere, si calò cautamente su di un ramo che ondeggiava
sfiorando la buia finestra e scivolò silenziosamente sul davanzale,
illuminando la buia stanza oltre i vetri, con la sua delicata luce. Un
bimbo di 6 o 7 anni, con il viso rigato di lacrime, se ne stava
singhiozzante nel suo letto. Avvolto da calde coperte, stringeva forte
al petto un orsetto di pezza a cui mancava l'occhio destro. Quando si
accorse del chiarore che entrava nella stanza attraverso i vetri, smise
di piangere e sbalordito guardò la piccola stellina sul davanzale. «E
tu, chi sei?» le chiese alzandosi dal letto e avvicinandosi.
Lei,
impaurita, fece un passo indietro, sperando che il ramo dell'abete le
strisciasse accanto, così avrebbe potuto fuggire e nascondersi.
«No!
Aspetta, non andartene via! Se ti allontani la mia stanza tornerà di
nuovo buia ed io avrò ancora paura!» Spalancò la finestra e lei si
fermò, guardandolo stupita.
«Hai visto la mia luce?»
«Certo che l'ho vista!
E' bellissima! Schiarisce il buio senza essere invadente, ma scaccia le
brutte ombre della notte. La mia mamma dice che ormai sono grande e che
devo abituarmi a dormire con la luce spenta, ma io ho paura e non riesco
ad addor-mentarmi: mi sembra di vedere mostri e streghe che si
avvicinano al mio letto. Resta con me per questa notte, te ne prego,
tienimi compagnia stellina bella.» Gli occhi del bimbo luccicavano
speranzosi
«Vieni dentro, fuori fa freddo: illuminerai la mia notte
e potrai riposarti» e allungò la mano per sfiorarle le piccole punte.
Lei lo lasciò
fare ancora confusa dal fatto che per la prima volta nella sua vita,
qualcuno l'avesse vista. Gli permise di portarla dentro e si lasciò
deporre delicatamente sul comodino accanto al letto.
Il
bimbo si rimise sotto le coperte e la guardò «Dimmi stellina bella,
come sei arrivata sul davanzale della mia finestra?» E la piccola
stella, che da sempre era stata sola senza nessuno che la notasse o le
parlasse o le desse un nome, gli raccontò la sua storia.
«Ma allora non è
un caso se sei arrivata fino a qui! E' il destino che ti ha condotta da
me: noi dobbiamo stare insieme, ci faremo compagnia a vicenda.
Per sempre.»
Il piccolo sbadigliò e dopo averle accarezzato delicatamente una punta,
si addormentò con un sorriso sereno sulle labbra. La stella vegliò sul
suo sonno per tutta la notte e quando giunse il mattino aveva preso la
sua decisione: sarebbe rimasta con lui finché avesse avuto bisogno di
lei.
Finalmente la piccola stella aveva qualcuno da illuminare.
Qualcuno che, anche se era piccina, la vedeva.
Di giorno, quando il piccolo era impegnato a vivere la sua vita, lei
gironzolava per il mondo visitando i bei posti che aveva visto solo da
lontano, illuminati dai lampioni che accendevano il mondo. La sera, dopo
che la luce della camera veniva spenta, il bambino le apriva la
finestra e lei entrava a tenergli compagnia. Alcune volte era stanco e
si addormentava quasi subito, altre, non aveva sonno, e allora metteva
un libro accanto alla luce della stella e insieme leggevano fiabe e
racconti che parlavano di principi, spade e draghi; sogni, viaggi nella
fantasia e posti lontani. Quando non c'erano libri da leggere, le storie
le inventavano loro, ed il bimbo, per non perderne il ricordo, le
scriveva su di un quaderno, mentre la stella illuminava la sua penna. Ed
i giorni passarono, passarono i mesi e passarono gli anni.
Ogni tanto lei gli chiedeva «Vuoi ancora che resti con te ad illuminarti la notte?»
Lui le sorrideva e diceva «Io e te resteremo sempre insieme, lo sai!» e
lei, contenta, continuava a vegliare sui suoi sogni, con la sua luce
discreta.
Una notte d'estate, però, lui che ormai era diventato un
ragazzo che del buio non aveva più paura, appena spense la luce per
andare a dormire, pianse. La stella entrò dalla finestra aperta e gli
illuminò il bel viso bagnato di lacrime come la prima volta che si erano
incontrati. «Perché piangi? Che cosa ti è successo?» gli chiedeva
preoccupata. Ma lui non rispondeva.
Per molte notti di seguito lui fece
la stessa cosa, senza parlare, senza mai rispondere alle domande della
stella che era sempre più preoccupata. Quando lei non ne poté più di
vedere la sua tristezza senza poter fare nulla per aiutarlo, mentre lui
piangeva, gli disse «Se piangi perché non sai come mandarmi via, se temi
di darmi un dispiacere, non ti devi preoccupare, io capirò.»
Lui smise di piangere e le
accarezzò teneramente le punte «Non voglio che tu vada via. Mai. Noi
staremo sempre insieme. Sono triste per un altro motivo.»
«Dimmi
quale, magari posso aiutarti a risolvere il problema che ti fa star
male...» E allora le raccontò della piccola ragazza per la quale il suo
cuore batteva forte. Le disse di quanto lei fosse sempre stata sola e
triste perché era diversa dagli altri. I suoi occhi, infatti, fin dal
primo giorno della sua vita, non avevano mai potuto vedere la luce: era
cieca. Viveva in un mondo fatto di buio. E non poteva credere che
qualcuno potesse desiderare di stare con lei. Quando il ragazzo le
aveva detto che il suo più grande desiderio era trascorrere ogni attimo
della sua vita con lei, lo aveva rifiutato. Non perché non
contraccambiava il suo amore, anzi, la verità era che non voleva essere
un peso per lui, perché anche lei lo amava.
«Se solo potesse guardarmi
negli occhi, vedrebbe la luce del mio amore e capirebbe che non riesco a
stare senza di lei. Saprebbe con un solo sguardo che lei è tutto ciò
che voglio e non m'importa se i suoi occhi sono spenti...» La piccola
stella lo ascoltava e intanto ripensava a quando era lei triste e sola:
anche lei come la piccola ragazza non avrebbe mai creduto che qualcuno
potesse vederla davvero. Poi aveva incontrato lui ed aveva finalmente
scoperto che anche una piccola ed insignificante stellina dalla pallida
luce poteva avere qualcuno che l'apprezzava. E mentre guardava il viso
triste del ragazzo, capì che solo lei poteva aiutarlo.
E decise di farlo subito.
«Posso risolvere il tuo problema: portami da lei»
Il giovane trattenne il fiato per un attimo e poi, in un sussurro chiese «Puoi davvero?»
La stella sorrise «Posso.»
Uscirono nel buio di una notte stellata. Il canto dei grilli riempiva
il silenzio e centinaia di lucciole illuminavano il loro cammino fino
alla casa della ragazza. Non dovettero neppure bussare alla sua porta:
sentirono il suo pianto oltre il basso muretto del cortile.
Stava seduta per
terra, circondata da fiori colorati. Piangeva per l'amore che aveva
rifiutato. Piangeva perché non avrebbe mai potuto guardarlo negli occhi
per capire se era veramente nel suo cuore. Era condannata a stare al
buio e sola. La stellina capì ogni suo pensiero appena la sua luce le
illuminò il viso. Seppe che era arrivato il momento di diventare come le
piccole meteore sue amiche con cui era arrivata sulla Terra tanto tempo
prima: come loro si sarebbe trasformata in una stella cadente e avrebbe
realizzato il desiderio dei due innamorati.
Era questo
il suo destino.
Era nata proprio per questo.
Per questo aveva fatto il suo lungo viaggio nell'Universo ed era
arrivata sul davanzale di un bimbo che piangeva.
Guardò serena il ragazzo che ormai non aveva più paura del buio.
«Ti auguro una vita illuminata dall'amore. Sarò sempre con te.» gli
disse mentre lui scavalcava il basso muretto e, prima che capisse cosa
stesse succedendo, sfrecciò in alto nel cielo e poi, lasciando dietro di
sé una lunga scia luminosa, si tuffò dritta nel cuore della piccola
ragazza cieca.
Fu un attimo.
In quel breve istante la sua luce soffusa le avvolse il cuore,
riscaldandole dolcemente l'anima e un'esplosione di piccole scintille
dorate invasero ogni parte del corpo. Il ragazzo vide un bagliore
accendere gli occhi della piccola ragazza e riconobbe la pallida luce
della sua stella...
E la
ragazza vide, per la prima volta nella sua vita. E la prima cosa che
vide, furono gli occhi del giovane uomo che brillavano d'amore per lei.
Lui allungò una mano per accarezzarle il viso e,
immergendo lo sguardo in quello di lei che non sarebbe mai più stato
spento, sotto le luminose stelle della calda notte estiva, con i grilli
che cantavano e le lucciole che ballavano intorno a loro, tutto ciò che
disse fu «Staremo insieme per sempre, Amore mio» e mentre lei gli
gettava le braccia al collo, la piccola stella, appena un attimo prima
di fondere la sua vita con l'anima della piccola ragazza, sentì le sue
parole e con una grande gioia nel cuore, seppe di avere finalmente un
nome anche lei: Amore.
pre, ma quell'attimo valeva la pena del lungo cammino che avevano
intrapreso. Portavano con loro, in quella gioiosa discesa finale,
l'emozione di una vita trascorsa solcando l'Universo con l'unico scopo
di raggiungere quell'istante infinito. Gli occhi degli uomini, rivolti
verso il buio cielo, si accesero della loro luce magica che realizzava i
desideri e le meteore, che ora erano diventate meravigliose stelle
cadenti, nel loro ultimo istante di vita, seppero che il loro
meraviglioso viaggio aveva avuto uno scopo: avevano regalato la speranza
a chi le guardava. La piccola stella, osservava l'infinita bellezza
delle sue compagne d'avventura, aspettando di diventare come loro e dare
un senso al suo vivere, ma non accadde nulla.
Dal libro
Sogni, Stelle e Sussurri di Francesca Murgia