giovedì 24 marzo 2016

✫La Piccola Stella Senza Nome✫ racconto tratto dal libro Sogni stelle e sussurri, di Francesca Murgia

Viveva da sempre al confine tra la costellazione di Orione e quella del Toro, ma nessuno mai l'aveva notata. Era una stellina tanto piccola che neppure il telescopio più potente era capace di scorgerla tra le luci sfavillanti delle stelle tanto più grandi e vistose di lei. Dalla Terra nessuno le rivolgeva una parola o una preghiera, non aveva un nome e non figurava in nessuna costellazione. Le altre stelle non la degnavano di molta considerazione e si scordavano spesso di lei: era così piccola e insignificante che era quasi come se non esistesse. Era sola e triste. Tanto triste. Spesso, sconsolata e afflitta, osservava da lontano le luci che illuminavano il pianeta Terra e pensava "Persino i lampioni nelle strade e le lampadine nelle case illuminano il cielo più di me" e piangeva per la sua sfortuna. Un giorno, mentre tutta sola pensava alla sua inutile esistenza, uno sciame di piccole meteore le passò accanto ed una di esse, distratta dalla luce accecante della stella Sirio, non la vide e la urtò violentemente. «Oh, scusami! Non ti avevo vista! Ti ho fatto male?» La piccola Stella, con una delle sue punte dolorante per il colpo ricevuto, cercando di trattenere le lacrime, rispose: «Non è nulla di grave, mi passerà, non preoccuparti. Non è la prima volta che mi accade di essere colpita da qualcuno che non mi vede...Non mi vede mai nessuno...» ed una lacrima che proprio non riuscì a trattenere, le scivolò lungo la guancia. Alcune altre meteore, che si erano fermate un attimo a vedere cosa fosse successo, cercarono di consolarla «Non fare così, non piangere...E' vero sei piccina ed è difficile vederti da lontano in mezzo a tante stelle luminose, ma la tua luce tenue e rilassante è davvero bella e sicuramente in tante te la invidiano! In un posto un po' meno affollato, faresti un figurone!» «No, vi sbagliate: un posto per me, sono certa, non esiste... Non servo a nulla...»Le meteore si guardarono dispiaciute e quella che le era andata a sbattere addosso, propose «Perché non vieni con noi? Siamo dirette sulla Terra, dove termineremo il nostro lungo viaggio infiammandoci ed esplodendo in una brillante scia luminosa. Magari, lungo il cammino, trovi un bel posticino adatto a te...» La stellina le guardava dubbiosa «Non saprei...ma d'altronde, se resto qui, la mia vita continuerà ad essere solitaria e triste ed io sarò per sempre invisibile...» Le meteore afferrarono le sue punte calde e luccicanti e senza neppure aspettare che decidesse cosa fare, ripartirono per il loro viaggio, trascinandola con loro.
Il piccolo sciame sfrecciò tra asteroidi e comete, satelliti artificiali e buchi neri. Osservavano le meraviglie dell'Universo con occhi stupiti e bocche spalancate. Superarono Plutone e Nettuno, Urano e Saturno con i loro magici anelli. Oltrepassarono Giove cercando di non scontrarsi con le sue lune e cambiarono un po' la loro traiettoria per non cadere dritte su Marte. La piccola stella era affascinata da tutto ciò che aveva visto lungo l'emozionante traversata galattica e contenta di aver intrapreso l'avventura che aveva spezzato la noia della sua vita solitaria, ma non aveva visto nemmeno un posticino che potesse andare bene per le sue modeste esigenze. Avrebbe voluto trovare un luogo tranquillo e poco affollato, magari con accanto un'altra stellina dalla luce discreta che le tenesse compagnia. Insieme avrebbero potuto scambiarsi impressioni sul tempo, sull'amore, sul perché dell'esistenza, ma non vide nulla ed il pianeta Terra era ormai vicinissimo. Il viaggio dello sciame stava per concludersi e ben presto le sue amiche avrebbero preso fuoco, diventando bellissime stelle cadenti. E lei cos'avrebbe mai fatto tutta sola? Si chiese in tutta fretta se dovesse salutare le meteore e fermarsi ad aspettare una cometa che le desse un passaggio per tornare al suo solito posto nell'Universo, ma le venne un brivido al pensiero di quel luogo pieno di luce e, per lei, tanto malinconico e solitario. Allora decise. Decise di terminare il suo viaggio insieme alle sue amiche, così, per un attimo prima di spegnersi per sempre, qualcuno avrebbe visto la sua scia luminosa e l'avrebbe ammirata. Magari un astronomo con il suo telescopio l'avrebbe notata e le avrebbe dato un nome. Finalmente, un nome. Così la sua vita non sarebbe stata inutile, anonima e vana. Si tenne stretta stretta alle sue compagne e, trattenendo il fiato, si preparò all'impatto. Appena sfiorarono l'atmosfera terrestre, le meteore presero fuoco illuminando il cielo di incantevoli scie luminose. Restavano sospese in quel magico attimo di felicità, prima di spegnersi per sem
Forse perché era troppo grande per bruciare nell'atmosfera, o forse perché semplicemente il suo destino era un altro, non prese fuoco, ma sorvolò il buio cielo notturno leggera leggera e dolcemente andò a posarsi sulla punta di un abete innevato che si innalzava accanto alla finestra illuminata di una piccola casa. «Ed ora cosa farò? Come può una stella sopravvivere sulla Terra senza che qualche malintenzionato le faccia del male? Dove mi nasconderò? Chi mi aiuterà?» Già valutava l'idea di imbarcarsi clandestinamente su di uno shuttle in partenza da quel posto che gli abitanti della Terra chiamavano Cape Canaveral per poi accodarsi a qualche altro sciame di meteore in viaggio e fermarsi nella prima costellazione che avesse incontrato, quando la luce che usciva dalla casa si spense improvvisamente e un pianto interruppe il corso dei suoi pensieri. Stette ad ascoltare per un po', ma poi, vinta da una curiosità che non riusciva a trattenere, si calò cautamente su di un ramo che ondeggiava sfiorando la buia finestra e scivolò silenziosamente sul davanzale, illuminando la buia stanza oltre i vetri, con la sua delicata luce. Un bimbo di 6 o 7 anni, con il viso rigato di lacrime, se ne stava singhiozzante nel suo letto. Avvolto da calde coperte, stringeva forte al petto un orsetto di pezza a cui mancava l'occhio destro. Quando si accorse del chiarore che entrava nella stanza attraverso i vetri, smise di piangere e sbalordito guardò la piccola stellina sul davanzale. «E tu, chi sei?» le chiese alzandosi dal letto e avvicinandosi.
Lei, impaurita, fece un passo indietro, sperando che il ramo dell'abete le strisciasse accanto, così avrebbe potuto fuggire e nascondersi.
«No! Aspetta, non andartene via! Se ti allontani la mia stanza tornerà di nuovo buia ed io avrò ancora paura!» Spalancò la finestra e lei si fermò, guardandolo stupita.
«Hai visto la mia luce?»
«Certo che l'ho vista! E' bellissima! Schiarisce il buio senza essere invadente, ma scaccia le brutte ombre della notte. La mia mamma dice che ormai sono grande e che devo abituarmi a dormire con la luce spenta, ma io ho paura e non riesco ad addor-mentarmi: mi sembra di vedere mostri e streghe che si avvicinano al mio letto. Resta con me per questa notte, te ne prego, tienimi compagnia stellina bella.» Gli occhi del bimbo luccicavano speranzosi
«Vieni dentro, fuori fa freddo: illuminerai la mia notte e potrai riposarti» e allungò la mano per sfiorarle le piccole punte.
Lei lo lasciò fare ancora confusa dal fatto che per la prima volta nella sua vita, qualcuno l'avesse vista. Gli permise di portarla dentro e si lasciò deporre delicatamente sul comodino accanto al letto.
Il bimbo si rimise sotto le coperte e la guardò «Dimmi stellina bella, come sei arrivata sul davanzale della mia finestra?» E la piccola stella, che da sempre era stata sola senza nessuno che la notasse o le parlasse o le desse un nome, gli raccontò la sua storia.
«Ma allora non è un caso se sei arrivata fino a qui! E' il destino che ti ha condotta da me: noi dobbiamo stare insieme, ci faremo compagnia a vicenda.
Per sempre.»
Il piccolo sbadigliò e dopo averle accarezzato delicatamente una punta, si addormentò con un sorriso sereno sulle labbra. La stella vegliò sul suo sonno per tutta la notte e quando giunse il mattino aveva preso la sua decisione: sarebbe rimasta con lui finché avesse avuto bisogno di lei.
Finalmente la piccola stella aveva qualcuno da illuminare.
Qualcuno che, anche se era piccina, la vedeva.
Di giorno, quando il piccolo era impegnato a vivere la sua vita, lei gironzolava per il mondo visitando i bei posti che aveva visto solo da lontano, illuminati dai lampioni che accendevano il mondo. La sera, dopo che la luce della camera veniva spenta, il bambino le apriva la finestra e lei entrava a tenergli compagnia. Alcune volte era stanco e si addormentava quasi subito, altre, non aveva sonno, e allora metteva un libro accanto alla luce della stella e insieme leggevano fiabe e racconti che parlavano di principi, spade e draghi; sogni, viaggi nella fantasia e posti lontani. Quando non c'erano libri da leggere, le storie le inventavano loro, ed il bimbo, per non perderne il ricordo, le scriveva su di un quaderno, mentre la stella illuminava la sua penna. Ed i giorni passarono, passarono i mesi e passarono gli anni.
Ogni tanto lei gli chiedeva «Vuoi ancora che resti con te ad illuminarti la notte?»
Lui le sorrideva e diceva «Io e te resteremo sempre insieme, lo sai!» e lei, contenta, continuava a vegliare sui suoi sogni, con la sua luce discreta.
Una notte d'estate, però, lui che ormai era diventato un ragazzo che del buio non aveva più paura, appena spense la luce per andare a dormire, pianse. La stella entrò dalla finestra aperta e gli illuminò il bel viso bagnato di lacrime come la prima volta che si erano incontrati. «Perché piangi? Che cosa ti è successo?» gli chiedeva preoccupata. Ma lui non rispondeva.
Per molte notti di seguito lui fece la stessa cosa, senza parlare, senza mai rispondere alle domande della stella che era sempre più preoccupata. Quando lei non ne poté più di vedere la sua tristezza senza poter fare nulla per aiutarlo, mentre lui piangeva, gli disse «Se piangi perché non sai come mandarmi via, se temi di darmi un dispiacere, non ti devi preoccupare, io capirò.»
Lui smise di piangere e le accarezzò teneramente le punte «Non voglio che tu vada via. Mai. Noi staremo sempre insieme. Sono triste per un altro motivo.»
«Dimmi quale, magari posso aiutarti a risolvere il problema che ti fa star male...» E allora le raccontò della piccola ragazza per la quale il suo cuore batteva forte. Le disse di quanto lei fosse sempre stata sola e triste perché era diversa dagli altri. I suoi occhi, infatti, fin dal primo giorno della sua vita, non avevano mai potuto vedere la luce: era cieca. Viveva in un mondo fatto di buio. E non poteva credere che qualcuno potesse desiderare di stare con lei. Quando il ragazzo le aveva detto che il suo più grande desiderio era trascorrere ogni attimo della sua vita con lei, lo aveva rifiutato. Non perché non contraccambiava il suo amore, anzi, la verità era che non voleva essere un peso per lui, perché anche lei lo amava.
«Se solo potesse guardarmi negli occhi, vedrebbe la luce del mio amore e capirebbe che non riesco a stare senza di lei. Saprebbe con un solo sguardo che lei è tutto ciò che voglio e non m'importa se i suoi occhi sono spenti...» La piccola stella lo ascoltava e intanto ripensava a quando era lei triste e sola: anche lei come la piccola ragazza non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse vederla davvero. Poi aveva incontrato lui ed aveva finalmente scoperto che anche una piccola ed insignificante stellina dalla pallida luce poteva avere qualcuno che l'apprezzava. E mentre guardava il viso triste del ragazzo, capì che solo lei poteva aiutarlo.
E decise di farlo subito.
«Posso risolvere il tuo problema: portami da lei»
Il giovane trattenne il fiato per un attimo e poi, in un sussurro chiese «Puoi davvero?»
La stella sorrise «Posso.»
Uscirono nel buio di una notte stellata. Il canto dei grilli riempiva il silenzio e centinaia di lucciole illuminavano il loro cammino fino alla casa della ragazza. Non dovettero neppure bussare alla sua porta: sentirono il suo pianto oltre il basso muretto del cortile.
Stava seduta per terra, circondata da fiori colorati. Piangeva per l'amore che aveva rifiutato. Piangeva perché non avrebbe mai potuto guardarlo negli occhi per capire se era veramente nel suo cuore. Era condannata a stare al buio e sola. La stellina capì ogni suo pensiero appena la sua luce le illuminò il viso. Seppe che era arrivato il momento di diventare come le piccole meteore sue amiche con cui era arrivata sulla Terra tanto tempo prima: come loro si sarebbe trasformata in una stella cadente e avrebbe realizzato il desiderio dei due innamorati.
Era questo il suo destino. Era nata proprio per questo.
Per questo aveva fatto il suo lungo viaggio nell'Universo ed era arrivata sul davanzale di un bimbo che piangeva.
Guardò serena il ragazzo che ormai non aveva più paura del buio.
«Ti auguro una vita illuminata dall'amore. Sarò sempre con te.» gli disse mentre lui scavalcava il basso muretto e, prima che capisse cosa stesse succedendo, sfrecciò in alto nel cielo e poi, lasciando dietro di sé una lunga scia luminosa, si tuffò dritta nel cuore della piccola ragazza cieca.
Fu un attimo.
In quel breve istante la sua luce soffusa le avvolse il cuore, riscaldandole dolcemente l'anima e un'esplosione di piccole scintille dorate invasero ogni parte del corpo. Il ragazzo vide un bagliore accendere gli occhi della piccola ragazza e riconobbe la pallida luce della sua stella...
E la ragazza vide, per la prima volta nella sua vita. E la prima cosa che vide, furono gli occhi del giovane uomo che brillavano d'amore per lei.
Lui allungò una mano per accarezzarle il viso e, immergendo lo sguardo in quello di lei che non sarebbe mai più stato spento, sotto le luminose stelle della calda notte estiva, con i grilli che cantavano e le lucciole che ballavano intorno a loro, tutto ciò che disse fu «Staremo insieme per sempre, Amore mio» e mentre lei gli gettava le braccia al collo, la piccola stella, appena un attimo prima di fondere la sua vita con l'anima della piccola ragazza, sentì le sue parole e con una grande gioia nel cuore, seppe di avere finalmente un nome anche lei: Amore.
pre, ma quell'attimo valeva la pena del lungo cammino che avevano intrapreso. Portavano con loro, in quella gioiosa discesa finale, l'emozione di una vita trascorsa solcando l'Universo con l'unico scopo di raggiungere quell'istante infinito. Gli occhi degli uomini, rivolti verso il buio cielo, si accesero della loro luce magica che realizzava i desideri e le meteore, che ora erano diventate meravigliose stelle cadenti, nel loro ultimo istante di vita, seppero che il loro meraviglioso viaggio aveva avuto uno scopo: avevano regalato la speranza a chi le guardava. La piccola stella, osservava l'infinita bellezza delle sue compagne d'avventura, aspettando di diventare come loro e dare un senso al suo vivere, ma non accadde nulla.
Dal libro Sogni, Stelle e Sussurri di Francesca Murgia

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