Viveva da sempre al confine
tra la costellazione di Orione e quella del Toro, ma nessuno mai l'aveva
notata. Era una stellina tanto piccola che neppure il telescopio più
potente era capace di scorgerla tra le luci sfavillanti delle stelle
tanto più grandi e vistose di lei. Dalla Terra nessuno le rivolgeva una
parola o una preghiera, non aveva un nome e non figurava in nessuna
costellazione. Le altre stelle non la degnavano di molta considerazione e
si scordavano spesso di lei: era così piccola e insignificante che era
quasi come se non esistesse. Era sola e triste. Tanto triste. Spesso,
sconsolata e afflitta, osservava da lontano le luci che illuminavano il
pianeta Terra e pensava "Persino i lampioni nelle strade e le lampadine
nelle case illuminano il cielo più di me" e piangeva per la sua
sfortuna. Un giorno, mentre tutta sola pensava alla sua inutile
esistenza, uno sciame di piccole meteore le passò accanto ed una di
esse, distratta dalla luce accecante della stella Sirio, non la vide e
la urtò violentemente. «Oh, scusami! Non ti avevo vista! Ti ho fatto
male?» La piccola Stella, con una delle sue punte dolorante per il colpo
ricevuto, cercando di trattenere le lacrime, rispose: «Non è nulla di
grave, mi passerà, non preoccuparti. Non è la prima volta che mi accade
di essere colpita da qualcuno che non mi vede...Non mi vede mai
nessuno...» ed una lacrima che proprio non riuscì a trattenere, le
scivolò lungo la guancia. Alcune altre meteore, che si erano fermate un
attimo a vedere cosa fosse successo, cercarono di consolarla «Non fare
così, non piangere...E' vero sei piccina ed è difficile vederti da
lontano in mezzo a tante stelle luminose, ma la tua luce tenue e
rilassante è davvero bella e sicuramente in tante te la invidiano! In un
posto un po' meno affollato, faresti un figurone!» «No, vi sbagliate:
un posto per me, sono certa, non esiste... Non servo a nulla...»Le
meteore si guardarono dispiaciute e quella che le era andata a sbattere
addosso, propose «Perché non vieni con noi? Siamo dirette sulla Terra,
dove termineremo il nostro lungo viaggio infiammandoci ed esplodendo in
una brillante scia luminosa. Magari, lungo il cammino, trovi un bel
posticino adatto a te...» La stellina le guardava dubbiosa «Non
saprei...ma d'altronde, se resto qui, la mia vita continuerà ad essere
solitaria e triste ed io sarò per sempre invisibile...» Le meteore
afferrarono le sue punte calde e luccicanti e senza neppure aspettare
che decidesse cosa fare, ripartirono per il loro viaggio, trascinandola
con loro.
Il piccolo sciame sfrecciò tra asteroidi e comete,
satelliti artificiali e buchi neri. Osservavano le meraviglie
dell'Universo con occhi stupiti e bocche spalancate. Superarono Plutone e
Nettuno, Urano e Saturno con i loro magici anelli. Oltrepassarono Giove
cercando di non scontrarsi con le sue lune e cambiarono un po' la loro
traiettoria per non cadere dritte su Marte. La piccola stella era
affascinata da tutto ciò che aveva visto lungo l'emozionante traversata
galattica e contenta di aver intrapreso l'avventura che aveva spezzato
la noia della sua vita solitaria, ma non aveva visto nemmeno un
posticino che potesse andare bene per le sue modeste esigenze. Avrebbe
voluto trovare un luogo tranquillo e poco affollato, magari con accanto
un'altra stellina dalla luce discreta che le tenesse compagnia. Insieme
avrebbero potuto scambiarsi impressioni sul tempo, sull'amore, sul
perché dell'esistenza, ma non vide nulla ed il pianeta Terra era ormai
vicinissimo. Il viaggio dello sciame stava per concludersi e ben presto
le sue amiche avrebbero preso fuoco, diventando bellissime stelle
cadenti. E lei cos'avrebbe mai fatto tutta sola? Si chiese in tutta
fretta se dovesse salutare le meteore e fermarsi ad aspettare una cometa
che le desse un passaggio per tornare al suo solito posto
nell'Universo, ma le venne un brivido al pensiero di quel luogo pieno di
luce e, per lei, tanto malinconico e solitario. Allora decise. Decise
di terminare il suo viaggio insieme alle sue amiche, così, per un attimo
prima di spegnersi per sempre, qualcuno avrebbe visto la sua scia
luminosa e l'avrebbe ammirata. Magari un astronomo con il suo telescopio
l'avrebbe notata e le avrebbe dato un nome. Finalmente, un nome. Così
la sua vita non sarebbe stata inutile, anonima e vana. Si tenne stretta
stretta alle sue compagne e, trattenendo il fiato, si preparò
all'impatto. Appena sfiorarono l'atmosfera terrestre, le meteore presero
fuoco illuminando il cielo di incantevoli scie luminose. Restavano
sospese in quel magico attimo di felicità, prima di spegnersi per
sem
Forse perché era troppo grande per
bruciare nell'atmosfera, o forse perché semplicemente il suo destino era
un altro, non prese fuoco, ma sorvolò il buio cielo notturno leggera
leggera e dolcemente andò a posarsi sulla punta di un abete innevato che
si innalzava accanto alla finestra illuminata di una piccola casa. «Ed
ora cosa farò? Come può una stella sopravvivere sulla Terra senza che
qualche malintenzionato le faccia del male? Dove mi nasconderò? Chi mi
aiuterà?» Già valutava l'idea di imbarcarsi clandestinamente su di uno
shuttle in partenza da quel posto che gli abitanti della Terra
chiamavano Cape Canaveral per poi accodarsi a qualche altro sciame di
meteore in viaggio e fermarsi nella prima costellazione che avesse
incontrato, quando la luce che usciva dalla casa si spense
improvvisamente e un pianto interruppe il corso dei suoi pensieri.
Stette ad ascoltare per un po', ma poi, vinta da una curiosità che non
riusciva a trattenere, si calò cautamente su di un ramo che ondeggiava
sfiorando la buia finestra e scivolò silenziosamente sul davanzale,
illuminando la buia stanza oltre i vetri, con la sua delicata luce. Un
bimbo di 6 o 7 anni, con il viso rigato di lacrime, se ne stava
singhiozzante nel suo letto. Avvolto da calde coperte, stringeva forte
al petto un orsetto di pezza a cui mancava l'occhio destro. Quando si
accorse del chiarore che entrava nella stanza attraverso i vetri, smise
di piangere e sbalordito guardò la piccola stellina sul davanzale. «E
tu, chi sei?» le chiese alzandosi dal letto e avvicinandosi.
Lei,
impaurita, fece un passo indietro, sperando che il ramo dell'abete le
strisciasse accanto, così avrebbe potuto fuggire e nascondersi.
«No!
Aspetta, non andartene via! Se ti allontani la mia stanza tornerà di
nuovo buia ed io avrò ancora paura!» Spalancò la finestra e lei si
fermò, guardandolo stupita.
«Hai visto la mia luce?»
«Certo che l'ho vista!
E' bellissima! Schiarisce il buio senza essere invadente, ma scaccia le
brutte ombre della notte. La mia mamma dice che ormai sono grande e che
devo abituarmi a dormire con la luce spenta, ma io ho paura e non riesco
ad addor-mentarmi: mi sembra di vedere mostri e streghe che si
avvicinano al mio letto. Resta con me per questa notte, te ne prego,
tienimi compagnia stellina bella.» Gli occhi del bimbo luccicavano
speranzosi
«Vieni dentro, fuori fa freddo: illuminerai la mia notte
e potrai riposarti» e allungò la mano per sfiorarle le piccole punte.
Lei lo lasciò
fare ancora confusa dal fatto che per la prima volta nella sua vita,
qualcuno l'avesse vista. Gli permise di portarla dentro e si lasciò
deporre delicatamente sul comodino accanto al letto.
Il
bimbo si rimise sotto le coperte e la guardò «Dimmi stellina bella,
come sei arrivata sul davanzale della mia finestra?» E la piccola
stella, che da sempre era stata sola senza nessuno che la notasse o le
parlasse o le desse un nome, gli raccontò la sua storia.
«Ma allora non è
un caso se sei arrivata fino a qui! E' il destino che ti ha condotta da
me: noi dobbiamo stare insieme, ci faremo compagnia a vicenda.
Per sempre.»
Il piccolo sbadigliò e dopo averle accarezzato delicatamente una punta,
si addormentò con un sorriso sereno sulle labbra. La stella vegliò sul
suo sonno per tutta la notte e quando giunse il mattino aveva preso la
sua decisione: sarebbe rimasta con lui finché avesse avuto bisogno di
lei.
Finalmente la piccola stella aveva qualcuno da illuminare.
Qualcuno che, anche se era piccina, la vedeva.
Di giorno, quando il piccolo era impegnato a vivere la sua vita, lei
gironzolava per il mondo visitando i bei posti che aveva visto solo da
lontano, illuminati dai lampioni che accendevano il mondo. La sera, dopo
che la luce della camera veniva spenta, il bambino le apriva la
finestra e lei entrava a tenergli compagnia. Alcune volte era stanco e
si addormentava quasi subito, altre, non aveva sonno, e allora metteva
un libro accanto alla luce della stella e insieme leggevano fiabe e
racconti che parlavano di principi, spade e draghi; sogni, viaggi nella
fantasia e posti lontani. Quando non c'erano libri da leggere, le storie
le inventavano loro, ed il bimbo, per non perderne il ricordo, le
scriveva su di un quaderno, mentre la stella illuminava la sua penna. Ed
i giorni passarono, passarono i mesi e passarono gli anni.
Ogni tanto lei gli chiedeva «Vuoi ancora che resti con te ad illuminarti la notte?»
Lui le sorrideva e diceva «Io e te resteremo sempre insieme, lo sai!» e
lei, contenta, continuava a vegliare sui suoi sogni, con la sua luce
discreta.
Una notte d'estate, però, lui che ormai era diventato un
ragazzo che del buio non aveva più paura, appena spense la luce per
andare a dormire, pianse. La stella entrò dalla finestra aperta e gli
illuminò il bel viso bagnato di lacrime come la prima volta che si erano
incontrati. «Perché piangi? Che cosa ti è successo?» gli chiedeva
preoccupata. Ma lui non rispondeva.
Per molte notti di seguito lui fece
la stessa cosa, senza parlare, senza mai rispondere alle domande della
stella che era sempre più preoccupata. Quando lei non ne poté più di
vedere la sua tristezza senza poter fare nulla per aiutarlo, mentre lui
piangeva, gli disse «Se piangi perché non sai come mandarmi via, se temi
di darmi un dispiacere, non ti devi preoccupare, io capirò.»
Lui smise di piangere e le
accarezzò teneramente le punte «Non voglio che tu vada via. Mai. Noi
staremo sempre insieme. Sono triste per un altro motivo.»
«Dimmi
quale, magari posso aiutarti a risolvere il problema che ti fa star
male...» E allora le raccontò della piccola ragazza per la quale il suo
cuore batteva forte. Le disse di quanto lei fosse sempre stata sola e
triste perché era diversa dagli altri. I suoi occhi, infatti, fin dal
primo giorno della sua vita, non avevano mai potuto vedere la luce: era
cieca. Viveva in un mondo fatto di buio. E non poteva credere che
qualcuno potesse desiderare di stare con lei. Quando il ragazzo le
aveva detto che il suo più grande desiderio era trascorrere ogni attimo
della sua vita con lei, lo aveva rifiutato. Non perché non
contraccambiava il suo amore, anzi, la verità era che non voleva essere
un peso per lui, perché anche lei lo amava.
«Se solo potesse guardarmi
negli occhi, vedrebbe la luce del mio amore e capirebbe che non riesco a
stare senza di lei. Saprebbe con un solo sguardo che lei è tutto ciò
che voglio e non m'importa se i suoi occhi sono spenti...» La piccola
stella lo ascoltava e intanto ripensava a quando era lei triste e sola:
anche lei come la piccola ragazza non avrebbe mai creduto che qualcuno
potesse vederla davvero. Poi aveva incontrato lui ed aveva finalmente
scoperto che anche una piccola ed insignificante stellina dalla pallida
luce poteva avere qualcuno che l'apprezzava. E mentre guardava il viso
triste del ragazzo, capì che solo lei poteva aiutarlo.
E decise di farlo subito.
«Posso risolvere il tuo problema: portami da lei»
Il giovane trattenne il fiato per un attimo e poi, in un sussurro chiese «Puoi davvero?»
La stella sorrise «Posso.»
Uscirono nel buio di una notte stellata. Il canto dei grilli riempiva
il silenzio e centinaia di lucciole illuminavano il loro cammino fino
alla casa della ragazza. Non dovettero neppure bussare alla sua porta:
sentirono il suo pianto oltre il basso muretto del cortile.
Stava seduta per
terra, circondata da fiori colorati. Piangeva per l'amore che aveva
rifiutato. Piangeva perché non avrebbe mai potuto guardarlo negli occhi
per capire se era veramente nel suo cuore. Era condannata a stare al
buio e sola. La stellina capì ogni suo pensiero appena la sua luce le
illuminò il viso. Seppe che era arrivato il momento di diventare come le
piccole meteore sue amiche con cui era arrivata sulla Terra tanto tempo
prima: come loro si sarebbe trasformata in una stella cadente e avrebbe
realizzato il desiderio dei due innamorati.
Era questo
il suo destino.
Era nata proprio per questo.
Per questo aveva fatto il suo lungo viaggio nell'Universo ed era
arrivata sul davanzale di un bimbo che piangeva.
Guardò serena il ragazzo che ormai non aveva più paura del buio.
«Ti auguro una vita illuminata dall'amore. Sarò sempre con te.» gli
disse mentre lui scavalcava il basso muretto e, prima che capisse cosa
stesse succedendo, sfrecciò in alto nel cielo e poi, lasciando dietro di
sé una lunga scia luminosa, si tuffò dritta nel cuore della piccola
ragazza cieca.
Fu un attimo.
In quel breve istante la sua luce soffusa le avvolse il cuore,
riscaldandole dolcemente l'anima e un'esplosione di piccole scintille
dorate invasero ogni parte del corpo. Il ragazzo vide un bagliore
accendere gli occhi della piccola ragazza e riconobbe la pallida luce
della sua stella...
E la
ragazza vide, per la prima volta nella sua vita. E la prima cosa che
vide, furono gli occhi del giovane uomo che brillavano d'amore per lei.
Lui allungò una mano per accarezzarle il viso e,
immergendo lo sguardo in quello di lei che non sarebbe mai più stato
spento, sotto le luminose stelle della calda notte estiva, con i grilli
che cantavano e le lucciole che ballavano intorno a loro, tutto ciò che
disse fu «Staremo insieme per sempre, Amore mio» e mentre lei gli
gettava le braccia al collo, la piccola stella, appena un attimo prima
di fondere la sua vita con l'anima della piccola ragazza, sentì le sue
parole e con una grande gioia nel cuore, seppe di avere finalmente un
nome anche lei: Amore.
pre, ma quell'attimo valeva la pena del lungo cammino che avevano
intrapreso. Portavano con loro, in quella gioiosa discesa finale,
l'emozione di una vita trascorsa solcando l'Universo con l'unico scopo
di raggiungere quell'istante infinito. Gli occhi degli uomini, rivolti
verso il buio cielo, si accesero della loro luce magica che realizzava i
desideri e le meteore, che ora erano diventate meravigliose stelle
cadenti, nel loro ultimo istante di vita, seppero che il loro
meraviglioso viaggio aveva avuto uno scopo: avevano regalato la speranza
a chi le guardava. La piccola stella, osservava l'infinita bellezza
delle sue compagne d'avventura, aspettando di diventare come loro e dare
un senso al suo vivere, ma non accadde nulla.
Dal libro Sogni, Stelle e Sussurri di Francesca Murgia
Oltrepassa la soglia: in questa casa, passato, futuro, mistero, scienze, fantasia, miti e leggende convivono insieme
☆¤*¤☆ La Porta Delle Stelle☆¤*¤☆
giovedì 24 marzo 2016
venerdì 18 marzo 2016
In Sardegna come in Perù
Nell'epoca in cui l'uomo averebbe dovuto essere una specie di scimmia
che viveva nelle caverne, anacronistici architetti costruivano
misteriose ed impossibili opere
ingegneristiche in parti del mondo lontanissime e, a giudicare da
certe analogie tecniche, forse avevano studiato tutti nella stessa
università...
La chiesa dei misteri
La chiesa patronale di San
Leonardo, costruita intorno al XVI secolo, sarà una delle mete di
“Monumenti Aperti 2015”.
I visitatori potranno ammirare il campanile a pianta ottagonale, unico in tutto il sud della Sardegna, il bellissimo fonte battesimale, le meravigliose tele di Domenico Tonelli, l'antichissima cappella del Santissimo. Ciò che invece resterà chiuso e nessuno vedrà, è “la leggendaria cripta della chiesa di San Leonardo”. Infatti, anche se gli abitanti di Serramanna ne hanno sempre sentito parlare, questo luogo misterioso nessuno l'ha mai visto e nessuno sa se realmente esista. Da molte generazioni, “si dice” che dietro l'altare maggiore si nasconda l'ingresso di un luogo segreto. Le versioni sono tante: una cripta, ciò che resta di un'antica chiesa, un passaggio segreto che attraversava il paese e conduceva fino alla chiesa di San Sebastiano, un vecchio cimitero. Dicerie, “Contus de forredda” dei nostri nonni, leggende, oppure c'è qualcosa di vero? Indaghiamo. Le ricerche in rete, i vari testi su Serramanna e sulla chiesa, gli opuscoli pubblicati nel corso degli anni, conducono tutti allo stesso nome: Salvador Vidal, monaco e scrittore sardo vissuto tra il 1575 ed il 1647. Nel 1639, nel libro “Annales Sardiniae”, raccontava che la chiesa di San Leonardo era stata costruita sopra ciò che restava di un'altra chiesa che custodiva preziose reliquie di santi (Subterranea subestalia ecclesia obruta).
Forse la leggenda è cominciata proprio con questo libro, ma non abbiamo la certezza che sia attendibile. Proseguendo la nostra ricerca in biblioteca, troviamo per caso un atto notarile del 1696 nel quale “Giovanni Battista Crobu, Procuratore della parrocchiale chiesa del paese di Serramanna” affida al “maestro Bachisio Pirella, muratore” l'incarico di terminare i lavori già cominciati della cupola e dei tre bracci della soletta della chiesa. Nasce a questo punto una domanda: se quella zona era ancora in costruzione, l'altare dove si trovava? E' possibile che, se la cripta c'è, non sia sotto l'altare maggiore che conosciamo oggi? Forse è necessario concentrarsi sulla costruzione più vecchia.
All'interno della
chiesa, la cappella di Santa Maria e quella della Madonna di Pompei
sono le uniche che ancora conservano il pavimento antico. L'atmosfera
profuma di un passato lontano. Potrebbero fornirci qualche indizio?
Don
Giuseppe Pes, l'attuale parroco, conferma che qualcosa c'è. «Nella
pavimentazione della cappella del Santissimo, sembrerebbe che ci sia
quantomeno un varco. Sarebbe bello poter scoperchiare quella fila di
mattonelle per verificare cosa c'è sotto. Ma, per poterlo fare,
occorre l'autorizzazione della Sovrintendenza Archeologica» Ed
eccoci quindi, con un po' di amarezza, giunti al capolinea: sotto la
cappella di Santa Maria, la più antica di tutta la chiesa, potrebbe
nascondersi la cripta che stiamo cercando, antiche sepolture
dimenticate, un passaggio segreto che conduce chissà dove, oppure la
chiesa sotterranea di Vidal, ma la nostra ricerca deve interrompersi
di fronte al vicolo cieco delle regole e delle difficoltà
burocratiche.
Francesca Murgia
(Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Medio Campidano http://www.lagazzetta.eu/)
(Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Medio Campidano http://www.lagazzetta.eu/)
“Serramanna
scorci di vita paesana” di Luigi Muscas, 1993. Serramanna, Storia
di una comunità agricola del campidano, Fernando Caboni, 2008.
“Serramanna
insolita”, di Paolo Casti, 2010.
“Serramanna
piccole note sulla storia e su alcuni monumenti del paesone” di
Alessandro Zucca, 2011-
Vigilia (racconto natalizio di Francesca Murgia)
In alto, nello sconfinato cielo senza inizio e
senza fine, viveva una stella che trascorreva il suo tempo a
curiosare sulle abitudini di vita nei pianeti intorno a lei. Aveva
deciso di scrivere un libro illustrato su usi e costumi dei popoli
dell'universo. Scrutava in ogni direzione aiutandosi con il suo
telescopio e scriveva le informazioni che raccoglieva su di un
piccolo block notes. Voleva essere la prima stella scrittrice di
tutto l'universo.
Quando cominciò a scrivere il capitolo sulle feste tradizionali della via lattea, puntò il suo telescopio verso il pianeta blu: la Terra.
Era il 24 Dicembre e la stella sapeva che in quella data, molti residenti, festeggiavano una ricorrenza che si chiamava "Vigilia di Natale".
Guardò a destra e poi a sinistra. Il potente zoom, avvicinava l'immagine milioni e milioni di volte. Inquadrò prima la Terra e poi l'Europa. L'isola chiamata Sardegna spiccava in mezzo al mare e la stella puntò l'oculare dritto verso il Medio Campidano, sopra un alto campanile dalla pianta ottagonale. Le lancette del grande orologio in cima al monumento indicavano l'ora: le 8.14 pomeridiane. Mancavano meno di 4 ore a Natale. Osservò la lunga via principale, sulla quale transitavano alcune automobili e qualche persona a piedi. Le serrande dei negozi ancora aperti, si abbassavano una dopo l'altra: tutti avevano fretta di tornare alle loro case dove erano attesi dai parenti per condividere insieme l'abbondante cena della Vigilia. Molti, più tardi, sarebbero andati a messa, altri invece avrebbero fatto un'allegra partita a carte o a tombola. Le finestre illuminate incorniciavano sereni quadretti familiari: mamme indaffarate che preparavano la cena, caminetti accesi con dentro la carne che arrostiva lentamente, alberi di Natale colorati, bambini che aspettavano Babbo Natale e persone sorridenti che non vedevano l'ora di mangiare e aprire i regali. In mezzo a tutta quella bella luce che usciva dalle case, però, spiccava una finestra animata solo da un debole chiarore. La stella, incuriosita, sbirciò dentro e, oltre il vetro sottile, vide una giovane donna che guardava fuori, verso di lei...
"Stellina bella, proteggi il mio bambino che presto nascerà e aiutaci a risolvere i nostri problemi" pregava piangendo, accarezzandosi la pancia, la ragazza alla finestra. Il tavolo dietro di lei non era apparecchiato e al centro ardeva una candela, sola fonte di luce in tutta la casa.
Non era un bel periodo per Maria e suo marito Giuseppe.
Si erano sposati due anni prima, quando lui lavorava come falegname in un mobilificio e lei era impiegata in uno studio notarile. Sognavano di avere una casa tutta loro e dei bambini, perciò, dopo un semplice rito civile al quale parteciparono solo il sindaco ed i testimoni, chiesero un prestito in banca e acquistarono una vecchia casetta che con qualche lavoretto di restauro divenne abitabile. Per vent'anni, ogni mese avrebbero dovuto restituire alla banca cinquecento euro. I primi mesi della loro vita insieme furono bellissimi, ma la loro felicità non era destinata a durare: il mobilificio nel quale lavorava Giuseppe, chiuse all'improvviso. Il proprietario dichiarò fallimento e non pagò quanto doveva a nessuno dei suoi dipendenti. Dopo appena un mese, il notaio presso il quale lavorava Maria, morì di un brutto male che nemmeno sapeva di avere e il suo studio venne chiuso. I due sposi si ritrovarono entrambi senza lavoro e con il mutuo da pagare. Fu allora che Maria scoprì di aspettare un bambino. La cosa che tanto desideravano era successa nel momento più difficile della loro vita. Cercarono nuovi lavori, ma in quel periodo di profonda crisi dello Stato Italiano, nessuno voleva assumere nuovi dipendenti. I pochi soldi che la coppia aveva da parte finirono presto e non poterono più pagare il mutuo. La pancia di Maria cresceva e Giuseppe dovette arrangiarsi a fare qualche lavoretto in nero per poter fare almeno la spesa e mangiare. Non avevano più la corrente elettrica perché non avevano pagato alcune bollette. La candela era la sola luce che potevano permettersi. Giuseppe rifiutava di rivolgersi agli assistenti sociali per farsi aiutare: voleva essere lui a provvedere alla sua famiglia e poi aveva paura che se avessero saputo che erano in grande difficoltà, appena il loro bimbo fosse nato, gliel'avrebbero portato via e dato in affidamento ad un'altra famiglia. Presto però le cose sarebbero cambiate: il 2 Gennaio sarebbe partito in Germania da suo cugino Giovanni e avrebbe cercato lavoro lì. Maria avrebbe partorito a metà Gennaio e, con il bambino, sarebbe andata a vivere per un po' da sua cugina Elisabetta: la casa che avevano tanto desiderato bisognava affittarla per recuperare un po' di soldi per andare avanti.
Maria si asciugò le lacrime e si voltò verso il suo Giuseppe che, con alcuni rami trovati in campagna, cercava di accendere un fuocherello dentro al camino. La loro cena della vigilia sarebbe stata una tazza di latte che avrebbero scaldato accanto al fuoco: anche la bombola del gas era finita...
Un dolore fortissimo alla schiena le fece trattenere il fiato e capì che il suo bambino aveva deciso di nascere in anticipo. Giuseppe smise di armeggiare con la legna e corse da lei. "E' una tragedia! Bisogna andare in ospedale!" le disse spaventato e si ricordò che la loro auto era guasta e che anche il cellulare era senza credito.
"Vai a chiedere ai vicini di farti chiamare un'ambulanza" disse lei sentendo un'altra contrazione. Lui corse fuori e bussò alla porta della casa a fianco, ma si ricordò che erano a cena dai parenti. Provò altre tre case, ma nessuno aprì. Tornò di corsa da Maria.
"Non trovo nessuno! Vado a piedi dal medico e lo faccio venire qui..."
"No Giuseppe, resta con me: credo che il bambino stia proprio nascendo...non c'è tempo!" gli disse tra le lacrime, sentendo un'altra contrazione fortissima. Lui l'accompagnò in camera, aiutandola a distendersi nel letto e con coraggio decisero di affrontare da soli quel parto improvviso.
Intanto la stella ascoltava e leggeva nei loro pensieri i problemi, le paure e le speranze dei due innamorati e capì che non poteva lasciarli da soli ad affrontare quella prova. Non sarebbe rimasta a guardare da lontano senza fare nulla: mise via il telescopio e, senza nemmeno perdere tempo a preparare i bagagli, volò a velocità supersonica verso il lontano Medio Campidano. Era talmente veloce che dietro di lei si formò una lunghissima scia luminosa e, quando atterrò sulla casetta di Giuseppe e Maria, il paesetto s'illuminò come se fosse mezzogiorno. Invece, era mezzanotte e, in quell'istante, il grido di Maria che partoriva, ruppe il silenzio della notte. Mentre le campane del campanile ottagonale rintoccavano a festa, la gente uscì dalle case per vedere quella luce magica che si era posata sul tetto di Maria e Giuseppe. Il pianto del bambino appena nato entrò nei cuori degli abitanti del paesetto e tutti, nelle loro possibilità, si affrettarono a dare una mano d'aiuto: qualcuno chiamò il medico ed un'ostetrica, qualcun altro portò un po' di legna e accese un caldo fuoco per riscaldare la casa. Scatole di corredino per neonato, pannolini, una culla, un fasciatoio ed una carrozzina, invasero la casa. Il meccanico portò via la macchina di Giuseppe per aggiustarla subito. Il frigorifero, venne riempito di provviste e tornò perfino la corrente elettrica. Una bombola di gas piena prese il posto di quella vuota e qualcuno preparò il caffè per tutti. Era una processione di gente che portava la sua solidarietà alla piccola famiglia. Quando arrivò l'ambulanza per trasportare Maria ed il suo bambino in ospedale, Giuseppe, uscì di casa con le lacrime agli occhi ringraziò per la grande generosità. Gabriele, un artigiano del paese, gli si avvicinò e, dandogli gli auguri per il lieto evento, gli disse «Sto cercando qualcuno che mi aiuti nella mia falegnameria. So che tu sei bravo. Se vuoi, puoi cominciare il 2 Gennaio» e gli mise in mano una bustina bianca con dentro un po' di soldi.
Maria ed il suo piccino vennero portati fuori di casa, su una barella. I compaesani applaudirono felici.
Prima che le porte dell'ambulanza si chiudessero, la giovane mamma guardò la stella che, da sopra la sua umile casa, illuminava il paese.
“Grazie per il grande dono che ci hai appena fatto, stellina. Ti chiedo solo un'altra cosa: aiuta mio figlio a crescere felice nella sua Terra e la sua generazione a salvare la nostra isola. Fai in modo che la Sardegna torni ad essere un luogo prospero per tutti e che nessuno debba mai più emigrare perché non sa come fare a sopravvivere.”
Quando l'ambulanza si allontanò silenziosa, la stella si sollevò in volo e lentamente tornò in cielo. Sotto di lei, la piccola folla si disperse e tutti rientrarono nelle loro case, andando finalmente a dormire.
Giunta a destinazione, la stella prese il suo bloc notes e cominciò a scrivere la storia della vigilia di Natale. Sicuramente un editore l'averebbe pubblicata in un libro e lei avrebbe realizzato il suo sogno: sarebbe diventata la prima stella scrittrice dell'universo!
Quando cominciò a scrivere il capitolo sulle feste tradizionali della via lattea, puntò il suo telescopio verso il pianeta blu: la Terra.
Era il 24 Dicembre e la stella sapeva che in quella data, molti residenti, festeggiavano una ricorrenza che si chiamava "Vigilia di Natale".
Guardò a destra e poi a sinistra. Il potente zoom, avvicinava l'immagine milioni e milioni di volte. Inquadrò prima la Terra e poi l'Europa. L'isola chiamata Sardegna spiccava in mezzo al mare e la stella puntò l'oculare dritto verso il Medio Campidano, sopra un alto campanile dalla pianta ottagonale. Le lancette del grande orologio in cima al monumento indicavano l'ora: le 8.14 pomeridiane. Mancavano meno di 4 ore a Natale. Osservò la lunga via principale, sulla quale transitavano alcune automobili e qualche persona a piedi. Le serrande dei negozi ancora aperti, si abbassavano una dopo l'altra: tutti avevano fretta di tornare alle loro case dove erano attesi dai parenti per condividere insieme l'abbondante cena della Vigilia. Molti, più tardi, sarebbero andati a messa, altri invece avrebbero fatto un'allegra partita a carte o a tombola. Le finestre illuminate incorniciavano sereni quadretti familiari: mamme indaffarate che preparavano la cena, caminetti accesi con dentro la carne che arrostiva lentamente, alberi di Natale colorati, bambini che aspettavano Babbo Natale e persone sorridenti che non vedevano l'ora di mangiare e aprire i regali. In mezzo a tutta quella bella luce che usciva dalle case, però, spiccava una finestra animata solo da un debole chiarore. La stella, incuriosita, sbirciò dentro e, oltre il vetro sottile, vide una giovane donna che guardava fuori, verso di lei...
"Stellina bella, proteggi il mio bambino che presto nascerà e aiutaci a risolvere i nostri problemi" pregava piangendo, accarezzandosi la pancia, la ragazza alla finestra. Il tavolo dietro di lei non era apparecchiato e al centro ardeva una candela, sola fonte di luce in tutta la casa.
Non era un bel periodo per Maria e suo marito Giuseppe.
Si erano sposati due anni prima, quando lui lavorava come falegname in un mobilificio e lei era impiegata in uno studio notarile. Sognavano di avere una casa tutta loro e dei bambini, perciò, dopo un semplice rito civile al quale parteciparono solo il sindaco ed i testimoni, chiesero un prestito in banca e acquistarono una vecchia casetta che con qualche lavoretto di restauro divenne abitabile. Per vent'anni, ogni mese avrebbero dovuto restituire alla banca cinquecento euro. I primi mesi della loro vita insieme furono bellissimi, ma la loro felicità non era destinata a durare: il mobilificio nel quale lavorava Giuseppe, chiuse all'improvviso. Il proprietario dichiarò fallimento e non pagò quanto doveva a nessuno dei suoi dipendenti. Dopo appena un mese, il notaio presso il quale lavorava Maria, morì di un brutto male che nemmeno sapeva di avere e il suo studio venne chiuso. I due sposi si ritrovarono entrambi senza lavoro e con il mutuo da pagare. Fu allora che Maria scoprì di aspettare un bambino. La cosa che tanto desideravano era successa nel momento più difficile della loro vita. Cercarono nuovi lavori, ma in quel periodo di profonda crisi dello Stato Italiano, nessuno voleva assumere nuovi dipendenti. I pochi soldi che la coppia aveva da parte finirono presto e non poterono più pagare il mutuo. La pancia di Maria cresceva e Giuseppe dovette arrangiarsi a fare qualche lavoretto in nero per poter fare almeno la spesa e mangiare. Non avevano più la corrente elettrica perché non avevano pagato alcune bollette. La candela era la sola luce che potevano permettersi. Giuseppe rifiutava di rivolgersi agli assistenti sociali per farsi aiutare: voleva essere lui a provvedere alla sua famiglia e poi aveva paura che se avessero saputo che erano in grande difficoltà, appena il loro bimbo fosse nato, gliel'avrebbero portato via e dato in affidamento ad un'altra famiglia. Presto però le cose sarebbero cambiate: il 2 Gennaio sarebbe partito in Germania da suo cugino Giovanni e avrebbe cercato lavoro lì. Maria avrebbe partorito a metà Gennaio e, con il bambino, sarebbe andata a vivere per un po' da sua cugina Elisabetta: la casa che avevano tanto desiderato bisognava affittarla per recuperare un po' di soldi per andare avanti.
Maria si asciugò le lacrime e si voltò verso il suo Giuseppe che, con alcuni rami trovati in campagna, cercava di accendere un fuocherello dentro al camino. La loro cena della vigilia sarebbe stata una tazza di latte che avrebbero scaldato accanto al fuoco: anche la bombola del gas era finita...
Un dolore fortissimo alla schiena le fece trattenere il fiato e capì che il suo bambino aveva deciso di nascere in anticipo. Giuseppe smise di armeggiare con la legna e corse da lei. "E' una tragedia! Bisogna andare in ospedale!" le disse spaventato e si ricordò che la loro auto era guasta e che anche il cellulare era senza credito.
"Vai a chiedere ai vicini di farti chiamare un'ambulanza" disse lei sentendo un'altra contrazione. Lui corse fuori e bussò alla porta della casa a fianco, ma si ricordò che erano a cena dai parenti. Provò altre tre case, ma nessuno aprì. Tornò di corsa da Maria.
"Non trovo nessuno! Vado a piedi dal medico e lo faccio venire qui..."
"No Giuseppe, resta con me: credo che il bambino stia proprio nascendo...non c'è tempo!" gli disse tra le lacrime, sentendo un'altra contrazione fortissima. Lui l'accompagnò in camera, aiutandola a distendersi nel letto e con coraggio decisero di affrontare da soli quel parto improvviso.
Intanto la stella ascoltava e leggeva nei loro pensieri i problemi, le paure e le speranze dei due innamorati e capì che non poteva lasciarli da soli ad affrontare quella prova. Non sarebbe rimasta a guardare da lontano senza fare nulla: mise via il telescopio e, senza nemmeno perdere tempo a preparare i bagagli, volò a velocità supersonica verso il lontano Medio Campidano. Era talmente veloce che dietro di lei si formò una lunghissima scia luminosa e, quando atterrò sulla casetta di Giuseppe e Maria, il paesetto s'illuminò come se fosse mezzogiorno. Invece, era mezzanotte e, in quell'istante, il grido di Maria che partoriva, ruppe il silenzio della notte. Mentre le campane del campanile ottagonale rintoccavano a festa, la gente uscì dalle case per vedere quella luce magica che si era posata sul tetto di Maria e Giuseppe. Il pianto del bambino appena nato entrò nei cuori degli abitanti del paesetto e tutti, nelle loro possibilità, si affrettarono a dare una mano d'aiuto: qualcuno chiamò il medico ed un'ostetrica, qualcun altro portò un po' di legna e accese un caldo fuoco per riscaldare la casa. Scatole di corredino per neonato, pannolini, una culla, un fasciatoio ed una carrozzina, invasero la casa. Il meccanico portò via la macchina di Giuseppe per aggiustarla subito. Il frigorifero, venne riempito di provviste e tornò perfino la corrente elettrica. Una bombola di gas piena prese il posto di quella vuota e qualcuno preparò il caffè per tutti. Era una processione di gente che portava la sua solidarietà alla piccola famiglia. Quando arrivò l'ambulanza per trasportare Maria ed il suo bambino in ospedale, Giuseppe, uscì di casa con le lacrime agli occhi ringraziò per la grande generosità. Gabriele, un artigiano del paese, gli si avvicinò e, dandogli gli auguri per il lieto evento, gli disse «Sto cercando qualcuno che mi aiuti nella mia falegnameria. So che tu sei bravo. Se vuoi, puoi cominciare il 2 Gennaio» e gli mise in mano una bustina bianca con dentro un po' di soldi.
Maria ed il suo piccino vennero portati fuori di casa, su una barella. I compaesani applaudirono felici.
Prima che le porte dell'ambulanza si chiudessero, la giovane mamma guardò la stella che, da sopra la sua umile casa, illuminava il paese.
“Grazie per il grande dono che ci hai appena fatto, stellina. Ti chiedo solo un'altra cosa: aiuta mio figlio a crescere felice nella sua Terra e la sua generazione a salvare la nostra isola. Fai in modo che la Sardegna torni ad essere un luogo prospero per tutti e che nessuno debba mai più emigrare perché non sa come fare a sopravvivere.”
Quando l'ambulanza si allontanò silenziosa, la stella si sollevò in volo e lentamente tornò in cielo. Sotto di lei, la piccola folla si disperse e tutti rientrarono nelle loro case, andando finalmente a dormire.
Giunta a destinazione, la stella prese il suo bloc notes e cominciò a scrivere la storia della vigilia di Natale. Sicuramente un editore l'averebbe pubblicata in un libro e lei avrebbe realizzato il suo sogno: sarebbe diventata la prima stella scrittrice dell'universo!
FrancescaMurgia
(Racconto pubblicato sulla Gazzetta del Medio Campidano http://www.lagazzetta.eu/ )
Alla scoperta della lettura
«Perchè
ti piace leggere?»
«Perchè
si scoprono tante cose nuove»
Anna,
sei anni, con la sua risposta semplice e acuta, lascia senza parole
gli adulti intorno a lei.
L'amore
per la lettura, certe volte, è un piccolo tesoro che ci tiene per
mano sin dall'infanzia, come se fosse parte del nostro patrimonio
genetico, una nota che compone la sinfonia della nostra vita,
accompagnandoci, sorprendendoci e facendoci volare lontano con la
fantasia, ogni giorno.
Anna
ha avuto questa grande fortuna: il suo amore per i libri è nato
insieme a lei e l'accompagnerà per sempre. Tanti e tanti libri che
certe volte comprerà, ma tante altre volte prenderà in prestito in
biblioteca.
Tanti
bambini non lo sanno, ma tutti, proprio come fa Anna, possono
iscriversi in biblioteca e portare a casa i libri che vogliono e,
dopo averli letti, restituirli e pre/nderne in prestito altri!
Proprio
per promuovere i libri e far conoscere la bellezza della lettura, la
Biblioteca comunale “Giovanni Solinas” in collaborazione con
l'associazione culturale “Gruppo F.R.A.D.E.S.”, con il patrocinio
del Comune di Serramanna, già dal mese di Febbraio porta avanti un
progetto di attività, visite e incontri.
Anche
l'evento “Aperitivo d'Autore” fa parte di questo progetto. Ogni
Giovedì, lettori di tutte le età, alle ore 17.00, varcano la soglia
della biblioteca e prendono posto per assistere alla presentazione
letteraria di turno: romanzi, favole e saggi di autori locali sono i
protagonisti di questi piacevoli pomeriggi in compagnia, dove l'amore
per la lettura è il collante che unisce tra loro persone in
apparenza diverse e lontane. Ogni presentazione è una sorpresa:
diverso libro, diverso autore, diverso modo di esporre, raccontare,
leggere, spiegare. Ogni volta, sopratutto grazie alla preziosa
collaborazione della bravissima bibliotecaria Fabiola e dei ragazzi
di F.R.A.D.E.S. che accompagnano e guidano gli autori in questa
emozionante avventura, un piacevole incontro di condivisione. E ogni
settimana, sempre più gente affolla la biblioteca partecipando al
piacevole evento. Si dice spesso che ormai non si legga più, ma non
è così: i lettori ci sono sempre. Tanti. Si mimetizzano tra i non
lettori senza ostentare la loro più grande passione, spostandosi tra
realtà e voli nel loro mondo incantato fatto di fantasia e sogni,
alternandosi tra pagine ingiallite dal tempo ed eBook Reader di
ultima generazione. Escono allo scoperto, mostrando la loro natura di
divoratori di inchiostro, solo durante le grandi occasioni. E, la
presentazione di un libro dentro una biblioteca, è un'occasione
grandissima: cosa c'è di più meraviglioso per un lettore che stare
seduto di fronte ad uno scrittore che presenta un libro e avere
intorno centinaia di volumi che, in un muto invito, sussurrano
"prendi me...prendi me...prendi me...". Così mentre con un
orecchio si ascolta l'autore che racconta il suo lavoro, con gli
occhi ci si guarda intorno alla ricerca di un libro da portare a
casa. Anche Anna fa così, anzi, lei non aspetta di arrivare a casa:
lei, alla fine della presentazione, intanto che i grandi bevono il
loro aperitivo, comincia sfogliare il libro che ha scelto e, seduta
su una sedia rossa, guarda le illustrazioni e sogna una nuova storia
che la farà volare lontano e che le farà scoprire tante cose
nuove...
Francesca
Murgia
Entusiasmo
Finchè
c'è, non ci si accorge di quanto sia essenziale
per affrontare ogni giorno che regala la vita con ottimismo.
Finchè c'è, non ci si rende conto di quanto aiuti nei momenti di difficoltà,
quanto serva per prendere decisioni importanti,
per affrontare serenamente le svolte che il destino ci mette nel cammino.
Ce ne rendiamo conto solo quando diventiamo consapevoli della sua assenza,
quando siamo circondati dalla sua mancanza,
quando ci accorgiamo di averlo perso...
Francesca Murgia
per affrontare ogni giorno che regala la vita con ottimismo.
Finchè c'è, non ci si rende conto di quanto aiuti nei momenti di difficoltà,
quanto serva per prendere decisioni importanti,
per affrontare serenamente le svolte che il destino ci mette nel cammino.
Ce ne rendiamo conto solo quando diventiamo consapevoli della sua assenza,
quando siamo circondati dalla sua mancanza,
quando ci accorgiamo di averlo perso...
Francesca Murgia
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